La
Camera,
premesso che:
l'emergenza abitativa costituisce,
nell'attuale crisi economica che
colpisce il Paese, uno dei fattori
di maggiore e crescente tensione
sociale che interessa larghi strati
della popolazione appartenenti,
oltre che alle tradizionali
categorie a rischio, anche a fasce
di ceto medio, professionisti e
famiglie con doppio reddito;
tale situazione è resa
particolarmente acuta dai caratteri
del mercato immobiliare italiano
dove l'offerta di abitazioni private
– con costi molto alti ed
inaccessibili per un numero sempre
maggiore di famiglie e di giovani
coppie – supera largamente l'offerta
pubblica scesa progressivamente,
negli ultimi anni, ad una quota pari
a circa l'1 per cento della
produzione edilizia totale;
occorre prendere atto di un'assenza
di iniziativa delle autorità
pubbliche che, nonostante la
crescita della crisi abitativa, gli
interventi delle forze sociali e di
vari organismi parlamentari non sono
stati in grado, negli ultimi anni,
di varare un'organica politica per
la casa che, intrecciata con
innovative politiche di governo del
territorio, fosse in grado di
rilanciare la produzione di edilizia
a fini sociali o di carattere
pubblico con il recupero urbano ed
il contenimento del consumo di suolo
nelle città;
la Corte costituzionale e la Corte
europea dei diritti dell'uomo hanno,
in questo quadro, segnalato
l'inopportunità di provvedimenti
«tampone» – soprattutto in materia
di proroga delle ordinanze di
sfratto – che ledono il libero
dispiegarsi del diritto alla
proprietà, in assenza di azioni
organiche e complessive capaci di
dare una risposta d'insieme ai vari
aspetti che riguardano il problema
dell'emergenza abitativa in Italia
e, d'altro canto, si deve tenere
presente che il diritto alla casa e
l'accesso alla proprietà della
stessa sono sanciti dall'articolo 47
della Costituzione;
parte rilevante della crisi
abitativa, specie in alcuni ambiti
territoriali e segnatamente nella
città di Roma, è legata alla
dismissione del patrimonio abitativo
degli enti previdenziali pubblici e
privatizzati; processo che ancora
oggi – dopo le alienazioni concluse
negli anni precedenti – riguarda
circa 100 mila famiglie;
in questo ambito, gli affittuari
degli immobili degli enti
previdenziali privatizzati vivono
una condizione di preoccupazione
circa gli eventuali aumenti dei
canoni di affitto per il rinnovo dei
contratti di locazione e per le
conseguenze connesse con i possibili
processi di dismissione del
patrimonio immobiliare;
per quanto riguarda i conduttori
degli immobili degli enti
previdenziali pubblici, la
preoccupazione deriva
dall'interruzione del processo di
alienazione e dalla scadenza dei
contratti che mette sia i conduttori
con titolo che le tante famiglie di
occupanti
sine titulo in una condizione
di angoscia e incertezza tanto più
assurda in presenza di una legge –
la n. 410 del 2001 – che ha fissato
con chiarezza le condizioni e le
prerogative con cui agire per la
vendita del patrimonio degli enti
previdenziali pubblici;
in questo specifico caso, va
ricordato che già il 90 per cento
del patrimonio abitativo è stato
alienato ai conduttori con le
prerogative della suddetta legge e
attraverso l'azione di specifici
soggetti societari all'uopo
costituiti – Scip 1 e Scip 2 –, dopo
lo scioglimento dei quali il
patrimonio residuo è entrato
integralmente in possesso dell'Inps;
l'Inps stesso, più volte sollecitato
sul tema ha inviato, anche con
specifica lettera del presidente
Mastrapasqua, ai Ministeri
dell'economia e delle finanze e del
lavoro e delle politiche sociali –
vigilanti sull'Istituto – richiesta
di chiarimento sul da farsi, in
ragione anche della sopravvenuta
norma sulla dismissione del
patrimonio immobiliare pubblico
presente all'articolo 27 del
cosiddetto «decreto Salva Italia»,
decreto-legge 6 dicembre 2011, n.
201, convertito, con modificazioni,
dalla legge n. 214 del 2011;
appare, pertanto, urgente un
pronunciamento degli organi
parlamentari e del Governo sulle
modalità con cui affrontare, in un
quadro di sostenibilità economica
dello Stato e degli enti sopra
richiamati, ma anche e soprattutto
di tutela e garanzia sociale delle
famiglie interessate, il processo di
alienazione degli immobili del
patrimonio abitativo degli enti
pubblici e privatizzati, evitando il
rischio di accentuare l'emergenza
abitativa,
impegna il Governo:
ad assumere
iniziative, nel più breve tempo
possibile, per chiarire il quadro
normativo che regola il processo di
alienazione del patrimonio
immobiliare degli enti
previdenziali, in particolare
precisando che, in ogni caso, al
processo di alienazione possa
applicarsi una disciplina conforme a
quella prevista dalla legge n. 410
del 2001, con riferimento al regime
delle tutele degli inquilini, al
prezzo e alle garanzie,
contemperando le esigenze di
redditività per la finanza pubblica
dei processi di alienazione con
quelle sociali, coerenti con quelle
che ispirano la missione
istituzionale di tali enti, quali
protagonisti del sistema del
welfare;
ad intervenire per garantire,
comunque, agli inquilini tutele e
garanzie di controllo sui prezzi di
vendita da parte dei predetti enti
pubblici e sull'entità dei canoni di
affitto in rinnovo di locazione,
traendo prioritario riferimento da
quanto stabilito dalla legge n. 410
del 2001 e dagli accordi sindacali
in materia, in modo che i diritti in
essa stabiliti siano effettivamente
praticabili;
ad aprire in ogni caso da subito,
sempre relativamente al patrimonio
immobiliare degli enti pubblici, una
sede di confronto tecnico e
sindacale con le organizzazioni
sindacali, dell'inquilinato e con
gli enti locali interessati, per
individuare le soluzioni più rapide
e socialmente efficaci per
raggiungere gli obbiettivi sopra
richiamati e per la regolarizzazione
dei
sine titulo o delle
assegnazioni irregolari negli
alloggi dei predetti enti
previdenziali pubblici, anche al
fine di prevenire situazioni
esplosive di disagio sociale e per
favorire l'accesso al credito delle
famiglie con reddito medio basso,
con mutui sostenibili e finalizzati
all'acquisto, anche avvalendosi
delle recenti misure proposte in tal
senso dal Governo;
ad impartire disposizioni affinché,
nelle more dei provvedimenti da
assumere, venga valutata la
possibilità di differire
l'esecuzione degli sfratti o degli
sgomberi pendenti nelle aree urbane
e sospendere le aste riguardanti le
unità immobiliari ad uso
residenziale che non risultino
effettivamente libere;
ad intervenire, anche mediante
precise disposizioni normative, per
risolvere l'annosa vicenda del
contenzioso giudiziario dei
cosiddetti immobili di pregio;
a farsi promotore, quanto al
patrimonio degli enti privatizzati,
di una decisa iniziativa presso i
medesimi enti che, nel richiamarli
alle responsabilità che anche essi
rivestono quali attori del sistema
sociale, sia volta a favorire, nel
rispetto e nell'ambito della loro
autonomia gestionale, organizzativa
e contabile – avvalendosi anche di
apposite procedure di negoziazione
con le organizzazione sindacali
degli inquilini – politiche di
gestione del mercato delle locazioni
e dei processi di dismissione
immobiliare (prevedendo
eventualmente anche l'alienazione in
favore dei conduttori delle unità
abitate). Le politiche in questione
dovranno ispirarsi a criteri di
tutela e salvaguardia, in ogni caso,
dei nuclei familiari che presentino
condizioni di maggiore svantaggio e
disagio economico, ovvero che siano
a rischio di esclusione sociale,
così come individuati dal
decreto-legge 20 ottobre 2008, n.
158, convertito, con modificazioni,
dalla legge 18 dicembre 2008, n. 19.
Le medesime politiche dovranno, più
in generale, ispirarsi a criteri
che, nel rispetto della funzione di
garanzia economico-finanziaria che
il loro patrimonio assume per le
rispettive gestioni previdenziali,
siano quanto più aderenti a quelli
di carattere sociale previsti per la
dismissione del patrimonio
immobiliare degli enti pubblici di
previdenza;
a monitorare che i processi di
dismissione immobiliare degli enti
previdenziali pubblici e
privatizzati, ispirati ai principi
sociali di cui alla presente
mozione,
siano conformi ai criteri di piena
trasparenza, conoscibilità e
rendicontazione.
(1-00011)
(Nuova formulazione) «Morassut,
Saltamartini,
Antimo Cesaro,
Di Gioia,
Santerini,
Argentin,
Braga,
Villecco Calipari,
Martella,
Meta,
Coscia,
Realacci,
Peluffo,
Lenzi,
Brandolin,
Costa,
Leone,
Misuraca,
Dorina Bianchi,
Piso,
Garofalo,
Bernardo,
Bosco,
Tinagli,
Zanetti,
D'Agostino,
Sottanelli,
Cimmino,
Binetti,
Rabino,
Causin,
Fitzgerald Nissoli,
Monchiero,
Schirò,
Dellai,
Marazziti».
Mozione Lenzi 1-00955 del 2012
Interrogazioni, Mozioni, ODG (dal 09.11.2009 al 31.12.2012)
Interrogazione Sen. Ramponi (22.09.2009)
Interrogazione Sen. Ramponi (14.07.2009)
Interrogazione del Senatore Ramponi e risposta del Governo (23.04.2009)
Intervento dell'On. Misiani alla Camera (18.02.2009)
ULTIMA INTERROGAZIONE AL MINISTRO DEL SEN. BENVENUTO
CONSIDERAZIONI ALLA RISPOSTA DEL VICE MIN. PINZA
RISPOSTA DEL VICE-MINISTRO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE SEN. PINZA